CENNI BIOGRAFICI L'AUTORE: ERRI DE LUCA
Enrico De Luca,detto Erri,è nato a Napoli il 20 maggio 1950. È un giornalista,scrittore,traduttore e poeta.
Ha studiato da autodidatta diverse lingue, tra cui l’ebraico antico.
È conosciuto nel mondo dell’alpinismo e dell’arrampicata sportiva; inoltre si è occupato di tematiche riguardanti l’emigrazione, conducendo una sua personale battaglia civile attraverso la scrittura.
TITOLO: LA NATURA ESPOSTA CASA EDITRICE: FELTRINELLI
TRAMA:
La Natura Esposta proviene da un’esperienza di ascolto. Così esordisce l’autore nella premessa del libro, in cui ringrazia Lois Anvidalfei per avergli riferito un racconto che avrebbe poi ispirato il suo romanzo, in una sera di luglio in Val Badia. Il racconto ha preso vita in una fase successiva alla pubblicazione, da parte dell’autore, delle “laboriose udienze in un’aula del Tribunale di Torino”. Il protagonista del romanzo è un uomo che abita in un territorio montuoso, vicino al confine di Stato: la sua sola fonte di sostentamento proviene dal commercio di sculture in pietra e legno. Il personaggio intraprende numerosi viaggi, insieme ad un fornaio e ad un fabbro, suoi compaesani, al fine di aiutare a varcare il confine Italiano, i migranti scappati da zone devastate dalla guerra. Egli, però, al termine del tragitto, è solito restituire, a questi viaggiatori sventurati, il denaro pattuito
per la sua prestazione ;il suo gesto di insolita generosità, apparentemente bizzarro nelle modalità in cui si svolge, gli arreca però grosse difficoltà: a seguito della diffusione della notizia nel paese, il protagonista è oggetto di incomprensione, disprezzo e denigrazione da parte di chi, evidentemente, non comprende nessun’ altra ragione, all’infuori del lucro personale;l’ostilità che lo circonda lo costringe a trasferirsi in una località marittima.
In questo luogo lo aspetta una nuova sfida: riportare una statua di età rinascimentale, raffigurante Cristo Crocifisso,alla nudità originaria, tramite la rimozione del panneggio sovrappostovi ,in ottemperanza ai dettami di ordine moralistico, emanati durante il Concilio di Trento .
È emozionante il legame sempre più forte che si instaura tra la statua e il protagonista, attraverso una ricerca simbolica del” vero” da parte di quest’ultimo, mediante la restituzione di un’ anatomia di umana perfezione, che sia veritiera e , nel contempo, rispettosa delle intenzioni espressive originarie del primo scultore ("il padre" della statua) al di là di qualsiasi sovrapposizione ideologica, propria del simbolismo cristiano nei suoi topoi.
Nel racconto non mancano figure femminili, le quali influenzano la vita del personaggio principale della vicenda e lo accompagnano durante i suoi spostamenti. Si tratta di due donne:la prima, conosciuta nel paese in cui viveva, lo esortava ,con fiducia e grandi aspettative, ad esercitare la propria arte, sperando che un giorno,magari, potesse arrivare alla notorietà grazie alle sue doti artistiche; la seconda, invece, conosciuta in un secondo momento, nel paese in cui avviene il restauro della statua con panneggio, è principalmente una sua compagna di viaggio ed insieme condividono vari momenti della giornata, alimentando sempre più il loro rapporto di complicità.
IMPRESSIONI SUSCITATE DALLA LETTURA
L’argomento affrontato nel romanzo ci ha particolarmente colpiti, data la sua natura insolita e , in un certo qual modo sconcertante,soprattutto in considerazione del modo in cui esso viene sviluppato dall’autore con naturalezza e spontaneità;straordinaria è la ricchezza descrittiva di particolari anche molto realistici, da cui sembra trasparire la volontà , da parte dell’autore, di comunicare emozioni e sentimenti senza “filtri” artificiosi.
LA CONFERENZA:IMPRESSIONI E SUGGESTIONI
Durante l’incontro con l’autore, in cui lo scrittore De Luca ha dialogato con noi ragazzi,egli ha sottolineato come la storia che ha raccontato non sia di sua invenzione, bensì una vicenda reale,riferitagli da colui che l’aveva vissuta in prima persona:il restauratore della statua. Quello che ci ha colpiti è venire a sapere dal l’ autore medesimo che la storia in questione, la prima volta in cui l’ha ascoltata, in realtà non lo aveva affascinato per niente ma,con l’andar del tempo, ripensandoci,aveva sviluppato un particolare interesse per la faccenda. Il libro risulta molto scorrevole:più che leggerlo lo abbiamo divorato,forse anche perché sembra prestarsi a più di una possibile chiave di lettura e quindi stuzzica la curiosità del lettore, che cerca una propria “verità” in
un’interpretazione che comunque rimane soggettiva(d’altronde, lo scrittore medesimo, ad un certo momento della conferenza, ha dichiarato di pensare che ogni lettore, quando si accosta alla lettura di un libro, in realtà cerchi una parte di sé) . In particolare ci ha colpito il modo in cui la scrittura riesce a trasmettere tutto il conflitto interiore e forse l’imbarazzo nel trattare un argomento tanto delicato come la “nudità” del Cristo, che sembra renderci più vicina l’esperienza del “divino” in una veste più umana e , forse, più fragile, proprio nel suo essere esposta allo sguardo di chi vi si accosta, magari con diversi stati d’animo ed atteggiamenti mentali, in bilico tra scetticismo, incredulità e , al contempo, tensione verso il trascendente.
La natura esposta tira fuori un lato nuovo e più introspettivo, per così dire, dell’arte,in un rapporto complesso e sovente conflittuale tra ciò che artisticamente” piace “e ciò che la società,con i suoi condizionamenti di ordine morale, storico, culturale e religioso,impone. Un altro punto di forza del libro è proprio il personaggio principale (il restauratore)che,seppure conoscendo in modo parziale ed approssimativo la complessità dell’anatomia umana ,dato che fino a quel momento aveva restaurato solo piccole zone del corpo come le mani,accetta tuttavia un lavoro che si rivela arduo; mettendosi d’impegno,cerca il più possibile di rendere giustizia sia della verità del corpo nonché di quella dello strazio della passione di Cristo in croce,sia di preservare e proteggere la sacralità di un’immagine ,che fa parte della consuetudine iconografica della religione cristiana. Forse è proprio nella tenacia e nella serietà con cui lo scultore porta a compimento il lavoro commissionatogli ,che si realizza un tipo ben preciso di eroismo laico: la sacralità del lavoro. D’altronde l’autore stesso, quando gli è stato chiesto espressamente se sia credente, ha ammesso di non avere fede nella divinità,ma di ritenere che sia sacro tutto ciò per cui un uomo è disposto a combattere fino al sacrificio estremo: la vita stessa
ALCUNE CITAZIONI
"Porto all'aria anche i miei libri usati, li offro in lettura, faccio da biblioteca comunale che non c'è" Pagina 15
"La montagna è il mio ospizio, un giorno sarà lei a chiudermi gli orecchi e darli ai corvi, il loro boccone preferito" Pagina 16
"Leggo in una poesia di Puškin: "Sono sopravvissuto ai miei desideri". Io no. Non ci sono stato mai. Quando pensavate che c'ero, non ero con voi. Quando vi parlavo, dentro di me tacevo. Quando camminavo tra voi, ero invece fermo sotto un vento che andava al posto mio. Quando ero alla vostra tavola, ero in cucina a moltiplicare pesci. Non vi accorgerete della mia assenza, perché a quel punto ci sarò. Sarò per. io immancabile da assente." Pagina 22
" <<Lei è credente?>>
Non nelle divinità, credo in qualche rappresentate della specie umana.
<<Cosa intende per sacro?>>
Quello per cui una persona è disposta a morire.
<<L'uomo della statua lo considera sacro?>>
La ragione per la quale accoglie il sacrificio senza ritrattare, quella ragione è sacra" Pagina 49
Angiulo Claudia Arganese Martina Colafemmina Emilia Iurlo Giulia
Tisci Giuseppe Classe: III AP
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