Ci sono cose che non si possono dire, ci sono cose che non si possono dire, si ripete Francesco come a voler fermare le sue labbra che però sembrano andare per conto loro, e mentre sente tre gocce di sudore percorrergli il fianco graffiato dalla scivolata di ieri sera, mentre sembra che il silenzio esploda nelle sue orecchie, le cinque lettere gli escono dalla bocca come se avessero deciso di farsi un giro in classe, da sole, come se non appartenessero più alla sua penna e al suo foglio.
Da Non restare indietro, Carlo Greppi
Non restare indietro
di Carlo Greppi
Già del titolo del suo romanzo più celebre, assieme a Uomini in grigio, Carlo Greppi, promettente scrittore torinese, conduttore televisivo, nonché ricercatore in studi storici, lancia un monito a tutti i suoi lettori, sempre più giovani e appassionati alla tematica che, da sempre, cerca di far divenire oggetto di dialogo nelle scuole di tutta l’Italia.
Carlo Greppi, infatti, è un attento studioso della Shoah e, con Non restare indietro, ha provato, riuscendoci brillantemente, a comunicare qual è lo stato d’animo con cui i giovani si approcciano a questo tema. Attraverso il suo romanzo, in modo, ritengo, eccelso, Carlo Greppi allontana ogni ombra di petulante retorica dall’Olocausto, presentando ai lettori la vita di un ragazzo come tanti, con i suoi problemi e le sue frustrazioni, con i suoi dubbi e le sue paure. Francesco, sedicenne ribelle, è costretto a cambiare scuola, con un bagaglio di insoddisfazioni personali e rimorsi. Ha una madre e un padre premurosi, attenti e preoccupati per il suo futuro che, però, non riescono a dimostrargli totalmente l’immenso affetto che gli portano, provocando in lui azioni impulsive e insensate. Francesco, quindi, viene immerso in un ambiente totalmente nuovo, fatto di nuovi compagni e nuovi docenti, facce tutte uguali e tutte diverse, che non gli trasmettono, almeno inizialmente, alcunché. Francesco, però, fa il suo ingresso nella scuola nuova in una giornata particolare, “Il giorno della memoria”. Francesco è stanco della solita e improduttiva retorica che ruota attorno a questa ricorrenza e, come tutti i ragazzi svegli, ritiene di non poter imparare nulla di nuovo da un’importante ricorrenza appiattitasi ad un obbligo didattico. L’interesse di Francesco, però, si risveglia quando, nella nuova classe, in cui rintraccia una certa affinità con un ragazzo di nome Andrea, entrano due personaggi dall’aria bizzarra e gioviale, Gianluca ed Elena. I due giovani iniziano a mostrare spezzoni di film, fotografie, articoli di giornale e a leggere stralci di libri, tutti riguardanti la Shoah. Francesco, finalmente, sembra aver trovato due ragazzi capaci di smuovere in lui una qualche coscienza della gravità di quanto successo in un passato neppure remoto,anzi relativamente recente,di farlo riflettere e scrivere riguardo alla dolorosa tematica. Carlo Greppi, però, non si limita a descrivere le modalità e il valore dell’interesse di Francesco per temi così toccanti, ma racconta anche il processo di integrazione di questo ragazzo in un ambiente nuovo, la capacità di vincere le sue paure, le sue ansie e di affrontare, una volta per tutte, i demoni che lo perseguitano. Francesco, infatti, è attanagliato dai rimpianti, dal rimorso di non essere riuscito a distogliere dal suicidio il suo miglior amico, Simone. Avvicinandosi ed affezionandosi ad una tematica passata e che riteneva assolutamente inutile da ricordare, Francesco inizia un processo di maturazione che lo porterà ad approdare ad una vita più serena e tranquilla, fatta di compagni di classe affezionati e di genitori più comprensivi.
Ovviamente, questa rappresenta solo una sintesi dell’avvincente e intrecciato romanzo;d’altronde, esplicitare ogni particolare della narrazione, risulterebbe noioso e irrispettoso nei confronti dei lettori di questa recensione. Ciò che davvero colpisce del libro, è la sua concretezza, la sua attualità e la straordinaria capacità di eliminare ipocrisie con un linguaggio semplice, schietto e diretto. Inoltre, leggere le pagine di Greppi è piacevole non solo per la trama interessante e avvincente, ma anche per le tantissime citazioni, per i riferimenti a documenti, per i testi di canzoni e per la ricchissima bibliografia che l’autore inserisce frequentemente nel tessuto della narrazione. Nel leggere il libro, ognuno si riconosce in un personaggio diverso, in un modo d’essere e di pensare. La parte del romanzo certamente più toccante e significativa per il percorso di crescita del protagonista è il racconto dell’esperienza del viaggio della memoria compiuto ad Aushwitz. Sembra che Greppi, da sempre impegnato nell’organizzare tali viaggi, abbia catturato la personalità di tutti i ragazzi con cui è entrato in contatto e le abbia in un certo qual modo trasposte nelle pagine di Non restare indietro. Un libro straordinario, dunque, originale e vivace. Colorito e commovente. Un libro da leggere, rileggere e commentare. Un libro che, tra le altre cose, rispecchia perfettamente la personalità curiosa e profonda del suo scrittore.
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