10 Novembre 2016; sono le 7:30 a.m.: le classi 1^A e 2^A del Liceo Classico Platone e la 2^C del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, accompagnate dalle professoresse Nardiello, Sciascia, Abrusci e Mariani, sono pronte per partire. Destinazione: "Parco Kalòs", situato nel comune di Caprarica di Lecce, in provincia di Lecce.

Il "Parco Kalòs", costruito su una propaggine delle Murge salentine (la Serra di Galugnano), è un ARCHEODROMO. Come ha spiegato il prof. Quarta, direttore del parco, si tratta di una sorta di museo a cielo aperto dove sperimentalmente è stata ricostruita la vita dell’uomo, dalla preistoria ai nostri giorni. In quest’area, circa 3000 anni fa, sorgeva un insediamento dell’Età del Bronzo tra i più grandi del Salento: oggi, infatti, si conservano ancora ben visibili i tratti dell’antico circuito murario. Il sito è stato frequentato anche in epoca Romana. Le ricostruzioni archeologiche realizzate sono “scientifiche”, basate, cioè, sui dati di scavo delle ricerche condotte dall’ Università del Salento, nei vari siti del territorio.

La parte del parco dedicata alla civiltà contadina è un vero e proprio MUSEO ANTROPOLOGICO, incentrato sulla valorizzazione degli oggetti e delle tradizioni del mondo rurale. E’ possibile studiare e conoscere, così, antichi mestieri. Nella sezione protostorica del parco è stata ricostruita un’area di lavorazione all’aperto, dove è possibile osservare, da parte dei visitatori, le varie tecniche di scheggiatura della selce e la produzione dei primi strumenti creati dall'uomo. Particolare attenzione è dedicata allo studio della ceramica, sia con la fabbricazione dei vasi “ad impasto” che con la tecnica protostorica del “colombina”. Una delle sezioni più belle di "Kalòs" è sicuramente il villaggio dell’Età del Bronzo situato in altura, in posizione dominante, con le sue caratteristiche capanne e l’imponente "specchia" (una collina artificiale creata dall'uomo per scopi difensivi e religiosi), dove lo sciamano effettuava la sua danza tribale. La città Romana è ricostruita su un vero e proprio abitato messapico, con le sue imponenti mura, le case, i santuari, le botteghe e la necropoli. Sulla terra di Ottaviano, Tiberio e Costantino, rivive lo splendore di Roma. In questa sezione dell’archeodromo è messo in risalto l’aspetto urbanistico ed ingegneristico di questo popolo: templi, case lussuose, botteghe, strade, macchine da guerra e per trasportare e sollevare grandi blocchi di materiale di scavo. La sezione medievale, infine, ricostruisce un villaggio con le sue botteghe artigiane.

Dopo aver seguito tutto il percorso, le classi si sono recate in un’area pic-nic per rifocillarsi e, inaspettatamente, sono state sorprese da musica e balli di gruppo che le hanno intrattenute, coinvolgendo anche i professori, finché non sono ritornate sul pullman, per raggiungere Otranto.

Arrivati ad Otranto, le classi sono state accolte dal bellissimo paesaggio marittimo e dal porto cittadino; la guida le ha portate a fare un “giro turistico” della città. Ha presentato il Castello: imponente struttura rinascimentale, è da considerarsi una vera e propria fortezza militare, poiché adatto alla difesa. Sulle mura sono presenti delle feritoie da cui venivano orientati, in punti ben precisi, i cannoni; inoltre, attraverso esse, i soldati lanciavano l’olio bollente e altri materiali contro i nemici, per allontanarli. Otranto, come è stato ben possibile notare, è una "città orientale" e dista soli 130 km dall’Albania. Quando il clima è favorevole quest’ultima si può vedere in lontananza.

La tappa successiva è stata la Cattedrale: i ragazzi e i professori sono stati abbastanza sorpresi nel vedere quanta importanza è stata attribuita alle decorazioni: il soffitto è interamente ricoperto d’oro zecchino e, soprattutto, all’interno della chiesa vi è il prezioso mosaico pavimentale che copre interamente il piano di calpestio. Il mosaico, il cui ideatore fu il monaco Pantaleone, nel XII secolo, racconta la storia dell’uomo, sin dall’inizio dei tempi, e rappresenta anche scene dell’Inferno e del Paradiso; le sue visioni saranno poi riprese da Dante, nella sua "Divina Commedia".

Ciò che impressiona di più chiunque visiti la struttura, sono le teche, poste dietro l'altare maggiore, contenenti i resti degli ottocento Martiri Otrantini, sacrificatisi per la fede e la religione cristiana. La storia narra che i Turchi Ottomani, arrivati ad Otranto, volevano costringere tutta la popolazione a convertirsi all’Islamismo. Se ciò non fosse stato, sarebbero stati decapitati; e così accadde… Il primo a cadere fu Antonio Piraldo, il più anziano, che guidò questa rivolta. Secondo la leggenda, dopo essere stato decapitato si alzò in piedi fino a quando tutti quanti non vennero uccisi. I corpi non furono seppelliti, bensì vennero abbandonati. Solo un anno dopo, Alfonso d’Aragona li riportò in cattedrale. Nel 1700 furono beatificati e nel 2015 papa Francesco li ha proclamati Santi. L'artista Gabriele Riccardi ha realizzato quattro colonne, presenti nella navata laterale della chiesa, su cui è stata raccontata, attraverso i simboli, tutta la storia dei Martiri Otrantini.

Le classi, dopo aver visitato i monumenti, hanno avuto anche tempo per comprare souvenir e cibi tipici. Al termine della giornata, stancante ma divertente, gli alunni e le docenti sono ritornati a scuola per raccontare una nuova esperienza, che resterà nel cuore di tutti.

 

 


 
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